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“Dare al bambino la possibilità di riparare il danno per insegnargli il senso di responsabilità”
- 18 Agosto 2022
- Pubblicato da: Accademia
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“Dare al bambino la possibilità di riparare il danno
per insegnargli il senso di responsabilità”
C’è qualcosa che mamme e papà sembriamo aver impresso a fuoco. Quando un bambino o una bambina fa qualcosa di irrispettoso, quando disubbidisce o quando si comporta male, la nostra missione è fare qualcosa. Sentiamo l’obbligo di reagire, correggere, assicurarci che capisca che non hai fatto la cosa giusta e che non dovrebbe rifarla. Il problema è che spesso improvvisiamo; lasciamo che le nostre emozioni e il nostro stato d’animo influenzino la nostra reazione più che considerevolmente. L’azione stessa del bambino può passare inosservata o innescare una punizione severa a seconda, ad esempio, se l’adulto ha avuto una giornata buona o cattiva a lavoro.
Ci lasciamo trasportare perché non pensiamo alle alternative che abbiamo alla nostra portata. La cosa più semplice, o almeno quella che di solito nasce spontaneamente, è optare per prediche e punizioni. Come dicono alcuni, “si è sempre fatto così”, perché tutto ciò che non viene affrontata così implica “farla fare franca al bambino “. Sebbene ci sia chi si rifiuta di crederci, ci sono opzioni per correggere comportamenti inappropriati al di là di rimproveri, litigi e privazione dei privilegi.
Jane Nelsen, creatrice del modello della Disciplina Positiva, sostiene che “eliminare la punizione non significa lasciare che i bambini facciano ciò che vogliono”. La metodologia che propone prevede molteplici risorse in alternativa allo strillare e al punire, di dimostrata efficacia nel medio e lungo termine. Uno di questi strumenti è ciò che potremmo chiamare riparazione dei danni.
Che cos’è la riparazione del danno?
Come abbiamo sottolineato all’inizio, quando l’adulto scopre che il bambino ha fatto qualcosa di sbagliato, reagisce. Le risposte più frequenti hanno una cosa in comune: tendono a far sentire peggio i bambini. L’essenza del rimprovero e della punizione non è negli insegnamenti che contengono, ma nelle emozioni che suscitano. Ricordi come ti sei sentito quando sei stato punito? Cosa appare nella tua memoria? Tutto quello che hai imparato quando eri in punizione e non potevi uscire… o il senso di colpa, la paura e la vergogna che hai provato in quella situazione?
“Quando un bambino fa qualcosa di irresponsabile o irrispettoso, è importante dargli l’opportunità di riparare facendo qualcosa per compensare la parte offesa“, spiega Nelsen. Immagina tua figlia che deturpa le pareti delle scale dell’edificio. Il modo per riparare il danno è ovvio: pulire ciò che ha sporcato. Senza dubbio, la chiave qui sta nel consentire l’apprendimento. Se sarai tu a spingere la bambina a fare ciò che ritieni giusto e tempestivo, il risultato sarà una punizione mascherata.
“Non funziona se l’atteggiamento dell’adulto è punitivo. È molto efficace quando il suo atteggiamento è amichevole e rispettoso e quando il bambino partecipa alla decisione su come riparare al danno fatto”, aggiunge Jane Nelsen. Tornando all’esempio, non servirà a niente se ordini a tua figlia di pulire i muri. Idealmente, dovresti avere con lei una conversazione tranquilla, senza minacce, aiutandola a capire il suo errore, ad analizzarlo con empatia e a pensare a cosa può fare per compensarlo. Non sarà sempre facile. Ma a medio e lungo termine sarà sempre più efficace ed edificante della punizione.
Cosa succede quando permettiamo a un bambino di riparare il danno che ha causato?
Riparare il danno, soprattutto, non si concentra sull’errore del bambino, ma sull’opportunità di apprendimento che offre. “Riparare il danno è motivante perché insegna la responsabilità sociale”, sottolinea Nelsen. Perché si impara dagli errori, ma è anche vero che dobbiamo assumerci la responsabilità di quello che facciamo. Quando la responsabilità non comporta paura, colpa, dolore o vergogna, ciò che il bambino sente è una motivazione intrinseca e sincera. Esattamente l’opposto di ciò che accade quando educhiamo in base a premi e punizioni, utilizzando motivazioni estrinseche e manipolative.
È tempo di cancellare dalla nostra mente quella strana convinzione che suggerisce che i bambini hanno bisogno di sentirsi male per comportarsi meglio. “È triste che alcuni adulti siano più preoccupati di far sentire i bambini in colpa, vergogna o dolore per ciò che hanno fatto piuttosto che riparare il danno e provare il tipo di motivazione che li spingerà a smettere di comportarsi male”, lamenta Nelsen.
Per Jane, cercare di far stare bene i bambini anche se hanno commesso un errore non è premiare i loro comportamenti negativi. “I bambini non rimangono impuniti quando li motiviamo a riparare il danno che hanno fatto. Imparano ad assumersi la responsabilità dei loro errori con dignità e rispetto”, spiega.
Traduzione: Margherita Delfini