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Dice Jesus “L’educazione emozionale è imprescindibile sia per il benessere del bambino che per il suo apprendimento” e se lo dice uno con quel nome possiamo forse dargli credito.
Jesùs Guillèn, spagnolo, uomo sorridente, è uno dei massimi esponenti mondiali della neuro educazione.
La neuro educazione è una giovane disciplina che a me piace molto perché ne abbraccia altre tre: le neuroscienze, la pedagogia e la psicologia.
Negli ultimi anni grazie ad alcuni strumenti potentissimi come la risonanza magnetica funzionale, le neuroscienze sono in grado di raccontarci quel che accade nel nostro cervello in ogni istante della giornata in qualsiasi occupazione o esperienza siamo immersi, e di raccontarci quali siano le condizioni che ci permettono di apprendere sfruttando al meglio il nostro enorme potenziale.
Al MIT, Massachussets Institute of Technology, l’università di ricerca più rinomata del mondo, hanno evidenziato tutti i limiti di un’educazione priva di sentimenti in cui lo studente è rilegato nel ruolo di mero ricettore passivo di informazioni calate dall’alto non significative per lui.
Grazie ad un braccialetto speciale hanno misurato il flusso elettrotermico nel cervello di uno studente 24 ore al giorno per sette giorni a settimana.
L’analisi ha rilevato che il flusso elettrotermico nel cervello dello studente durante la lezione classica, in cui il professore trasferiva informazioni, era lo stesso di quando il ragazzo stava sul divano a vedere una soap opera americana.Il flusso saliva invece alle stelle, denotando così una grande ricettività celebrale, quando lo studente era impegnato in laboratorio in un’attività di ricerca e sperimentazione significativa per lui lavorando insieme ad altri compagni e compagne.
A quanto pare per attivare il nostro enorme potenziale cognitivo è necessario che i ragazzi e le ragazze abbiano un ruolo attivo nell’apprendimento, che possano fare esperienze significative ed appassionanti per loro possibilmente cooperando con altri studenti.
Non è bene trarre conclusioni affrettate e saranno necessari e auspicabili degli approfondimenti, ma intanto forse è saggio porci qualche interrogativo.
David Bueno, e anche qui il cognome reclama attenzioni, genetista e neuro scienziato dell’Università di Barcellona ci racconta come durante il processo di apprendimento siamo sempre accompagnati da emozioni, e oltre a registrare le competenze e le conoscenze che tale processo stimola, annotiamo nell’amigdala, sede delle nostre memorie emotive, anche l’emozione che accompagna l’apprendimento.
Ci dice David che, se la scuola, luogo deputato all’apprendimento, si caratterizza per emozioni spiacevoli come l’ansia, la vergogna o la paura, è assai probabile che chiunque frequenti questo tipo di scuola tenda a restare lontano dal sapere e dalla conoscenza.
Ciò accade perché quando ci approcciamo ad una nuova conoscenza subito riaffiorano le emozioni che ci hanno accompagnato nelle precedenti esperienze simili, e nessuno di noi ama vivere emozioni spiacevoli.
Il clima educativo dentro una scuola è fondamentale per favorire l’apprendimento e una scuola che veramente voglia assolvere al proprio compito istituzionale dovrebbe essere un luogo di serenità, di gioia, di stupore e di entusiasmo.
Non dimenticherò mai quando da studente , prima di un esame o di un’interrogazione, soprattutto da parte di insegnanti poco sorridenti e molto severi, studiavo molto e il giorno prima ricordavo tutto. Poi mi trovavo lì davanti e improvvisamente il mio cervello si spengeva, la mia memoria diventava un grande buco nero e il pensiero che non fossi buono a nulla mi invadeva.
Ora che ho scoperto questa cosa fantastica, sul funzionamento del cervello mi spiego tante cose e vivo un’emozione piacevole, e forse con molto più ardore mi tufferò nello studio della Neuroeducazione.
Sicuramente mi amerò un po’ di più.