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L’intelligenza delle mani (e cosa implica che i bambini le usano sempre meno)
- 4 Agosto 2023
- Pubblicato da: Accademia
- Categoria: Uncategorized
Bimbi con un cellulare o un iPad a portata di mano perché possono stare seduti, matite e pennelli che hanno perso la battaglia a favore delle lavagne elettroniche… o niente, alunni che vanno direttamente alla tastiera e non scrivono più a mano… più tutto il gioco fisico che non ha luogo.
In che modo un tale cambiamento delle condizioni di vita influenza lo sviluppo neurologico e psicosociale dei bambini?
Se osserviamo attentamente i bambini piccoli che si muovono liberamente (= non intrattenuti esternamente), osserveremo che:
giocano tutto il tempo e per tutto il tempo che giocano usano le mani.
Viviamo una vera fascinazione per tutto ciò che è “neuro” e riponiamo grandi aspettative sulle nostre creature a livello cognitivo, ma abbiamo dimenticato che in natura esiste un ordine che inizia con le cose più elementari, e tutto sembra indicare che siamo saltandolo. Vogliamo andare direttamente alla costruzione di un attico senza prestare sufficiente attenzione alle fondamenta e ai piani inferiori, che sono le basi.
Quest’uomo nell’immagine con queste strane proporzioni è l’homuncolus di Penfield (immagine: wikipedia). Si tratta di una mappa corporea che illustra la rappresentazione di ogni parte del corpo nel cervello in base alla sua importanza sensomotoria. Come si vede, le mani sono enormemente importanti rispetto al resto del corpo, e in misura minore la bocca (quando i bambini ancora non maneggiano bene le mani, si mettono tutto in bocca…). Ciò implica che il motore sensoriale è essenziale per lo sviluppo, e in particolare che ogni volta che muoviamo le mani, stiamo coinvolgendo il cervello.
D’altra parte, ogni emisfero cerebrale governa la parte opposta del corpo, e il movimento libero e vario permette non solo di ottenere la stimolazione sensoriale naturale a quell’età, ma anche di contribuire a creare le connessioni tra i due emisferi cerebrali. (Immagine: Cajal Neurosciences)
Le nostre mani sono di gran lunga le più funzionali di tutte le specie animali e hanno svolto un ruolo fondamentale nell’evoluzione umana. Non avremmo mai raggiunto l’attuale punto di sviluppo tecnologico senza aver attraversato le fasi precedenti di cacciatori-raccoglitori, agricoltori, artigiani, artisti… tutte attività fisiche, che hanno permesso all’umanità di sviluppare il cervello attuale e arrivare fino al è arrivato, usando le sue mani. È possibile che le nostre creature dispieghino il loro potenziale senza passare attraverso quella fase basata sull’esperienza, sul movimento fisico, sulla destrezza manuale? Quali ripercussioni può avere che le nostre creature stiano saltando quella fase di sperimentazione nel mondo reale per (provare a) andare direttamente alla testa e al virtuale?
Prossima domanda: sta funzionando il piano?
La notizia uscita recentemente (BBC 28 ottobre 2020) secondo cui i nativi digitali hanno un coefficiente intellettivo minore rispetto a quello dei loro genitori suggerisce che forse dovremmo fermarci a riflettere e chiederci: come stiamo? Stiamo soddisfacendo i bisogni dei bambini e delle bambine?
I bambini di oggi sono intrappolati in un paradosso: da un lato si cerca di fargli apprendere in anticipo i contenuti accademici, dall’altro è più difficile per loro maturare le strutture cerebrali necessarie a questo apprendimento, perché non non si muovono, non esplorano, nè sperimentano abbastanza.
Autrice: Isabel Fernandez del Castillo
Traduzione: Margherita Delfini