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DAVID BUENO: “Bisogna porre dei limiti agli adolescenti, sapendo che a volte li infrangeranno”
- 4 Ottobre 2023
- Pubblicato da: Accademia
- Categoria: Blog
Perché gli adolescenti vanno a letto così tardi? Perché la loro stanza è così disordinata?
Il dottor David Bueno – biologo e neuroeducatore di fama mondiale – risponde a questa e a molte altre domande nel suo libro, “Il cervello dell’adolescente”, una guida per aiutarci a scoprire cosa succede nel cervello degli adolescenti e come possiamo accompagnarli in questo importante momento di vita.
Perché un libro sul cervello dell’adolescente?
Perché l’adolescenza è un momento chiave nell’apprendimento e nell’educazione. È il momento in cui passiamo dall’infanzia all’adolescenza e in cui, letteralmente, molte reti neurali nel cervello vengono riconfigurate. È un momento molto importante al quale spesso non prestiamo sufficiente attenzione. L’adolescenza è una fase della vita molto speciale in cui non sono più bambini, e non dovremmo trattarli come bambini, ma non sono nemmeno adulti, e non dovremmo trattarli come tali.
Ho iniziato a scrivere questo libro nel bel mezzo della pandemia, visto che non venivano presi in considerazione. Si è parlato molto, e giustamente, di anziani, si è pensato addirittura che fosse necessario portare a spasso i cani, ma non si è pensato agli adolescenti, perché questo è il momento della vita in cui hanno più bisogno socializzare con pari.
All’inizio del libro paragona, in modo molto visivo, un adolescente a un girino quando si trasforma in una rana, che ha caratteristiche di entrambi gli stadi. Cosa ha un adolescente da bambino e cosa da adulto?
Ha tutto del bambino, e lo abbandona a poco a poco, mentre a poco a poco acquisisce tutto dell’adulto, come la metamorfosi di un anfibio. Hanno ancora comportamenti infantili e li stanno abbandonando, a poco a poco, attraverso tentativi ed errori. Stanno acquisendo comportamenti da adulti, e non essendoli mai stati hanno bisogno di provare e commettere errori molte volte.
Durante l’adolescenza, la mente cambia il modo in cui ricordiamo, ragioniamo, pensiamo, prendiamo decisioni e ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri. Con così tanti cambiamenti, è normale che si sentano un po’ persi…?
Sì, perché eliminano costantemente le connessioni neurali che li hanno resi bambini, e acquisiscono nuove connessioni attraverso nuove esperienze, imitando comportamenti… da qui l’enorme importanza dell’esempio che diamo loro e di ciò che vedono attraverso alcune reti.
Praticamente tutti i comportamenti tipici dell’adolescenza hanno una base biologica, nel cervello: intensità emotiva, ricerca di novità, rischio, creatività… Dice che tutto questo è essenziale per un buon sviluppo durante l’età adulta. Perché?
Devono imparare a valutare criticamente tutto quello che hanno fatto fino a quel momento, tutto quello che gli è stato detto… e questo spesso comporta il superamento dei limiti imposti loro e la ricerca dei propri, quelli che si sono prefissati. Devono superare i limiti per riuscire a vedere cosa c’è dall’altra parte, ed è lì che gli adulti sono essenziali. Dobbiamo porre loro dei limiti sapendo che a volte li infrangeranno. In un adolescente senza limiti, anche il suo cervello non matura, perché ha bisogno di affrontare i limiti, questo è ciò che cerca… ma se siamo molto restrittivi o punitivi con lui quando supera un limite, non osa mai saltarli e nemmeno lui lo farà. Li stiamo aiutando a maturare bene. L’importante è che i limiti che si andranno a scavalcare non comportino alcun rischio eccessivo, perché il rischio zero non esiste mai.
Quindi dobbiamo lasciare che un adolescente commetta errori?
Devono commettere errori, provare e scoprire da soli dove sono gli errori. Il ruolo degli adulti è quello di aiutarli quando hanno commesso un errore, ma non di togliergli le castagne dal fuoco, bensì di creare fiducia intorno a loro affinché loro stessi possano vedere dov’è l’errore. Nella cultura mediterranea tolleriamo molto poco gli errori, mentre in altre, come quella americana o sassone, gli errori sono intesi come imparare cosa non fare, come un’opportunità di resilienza.
Se tutti gli adulti sono stati adolescenti, perché è così difficile per loro capirli, mettersi nei loro panni?
Non capire gli adolescenti è una cosa che succede da sempre, non solo ora, ce n’è già evidenza nella Grecia classica, e questo accade perché ricordiamo la nostra adolescenza in modo distorto. Tutti tendiamo a interpretare il passato in base al nostro presente, quindi tutto ciò che abbiamo fatto nell’adolescenza lo interpretiamo in base a chi siamo adesso, come se tutta la nostra vita fosse stata un susseguirsi di cause e conseguenze, e non era così. Nella nostra adolescenza abbiamo avuto tante possibili biforcazioni che non abbiamo preso e che non ricordiamo, ricordiamo quelle decisioni che abbiamo preso e che ci permettono di essere gli adulti che siamo, non ricordiamo le grandi stupidaggini che abbiamo fatto in passato. E interpretiamo l’adolescenza dei nostri figli e dei nostri studenti sulla base dell’interpretazione parziale che abbiamo della nostra stessa adolescenza.
“Gli adolescenti smettono di comportarsi come tali solo quando il loro ambiente adulto li accetta come uguali, sia nei diritti che nei doveri”
L’adolescenza viene presa abbastanza in considerazione nella società? Ad esempio, ci sono studi che dicono che ritardare l’ingresso in classe aiuterebbe a concentrarsi meglio, e alle superiori avviene il contrario…
Non è che stiamo agendo così male, altrimenti ci saremmo estinti, ma ci sono molte cose che possiamo fare meglio, e il cambiamento degli orari è una di queste. Il cervello dell’adolescente, per ragioni biologiche – è una cosa che non possono evitare – ritarda di un paio d’ore, sia nell’alzarsi che nell’andare a letto. Pertanto, quando, entrano nell’adolescenza, invece di farli svegliare più tardi, li facciamo andare a lezione prima, agiamo nella direzione opposta. È vero che ritardare i loro impegni è difficile perché si scontrerebbe con gli impegni sociali, professionali, genitoriali… ma forse aiuterebbe tenerne conto, non forzarli di prima mattina, essere più comprensivi… perché il loro cervello non è al passo con i tempi in quel momento, al 100%. Non impareranno di più e diventeranno stressati, e lo stress è il grande nemico dell’apprendimento e della maturazione cerebrale. In questo senso, dobbiamo avere più comprensione ed empatia.
Si conosce più o meno quando inizia l’adolescenza, ma non tanto quando finisce. Quali fattori contribuiscono ad allungarla?
L’adolescenza è un processo biologico in cui intervengono fattori ormonali, è un processo biologico che inizia quando arriva il momento. La fine dell’adolescenza è un misto di biologia e cultura. Perché finisca, devono essere ben maturate le reti neurali che ci danno la capacità di riflettere, di decidere, di progettare le cose per il futuro… Per riuscirci influiscono anche gli aspetti culturali e ambientali… se hanno vissuto in un ambiente in cui si sentono sicuri, a proprio agio, supportati emotivamente abbastanza da poter fare i propri piani, queste reti neurali saranno state in grado di svolgere la loro funzione. Se l’ambiente che creiamo per loro non permette loro di riflettere, siamo troppo immediati… stiamo ritardando la fine dell’adolescenza.
Gli adolescenti smettono di comportarsi come adolescenti solo quando il loro ambiente adulto li accetta come pari nei diritti e nei doveri. Se non li trattiamo da pari, non facilitiamo la transizione verso l’età adulta e così l’adolescenza si prolunga. E questo è un errore molto comune tra i genitori.
Come deve essere l’infanzia per avere un’adolescenza sana?
L‘infanzia dovrebbe essere un momento di socializzazione, di fiducia in se stessi… e dobbiamo educarli positivamente. Ciò non significa non correggerli quando necessario, ma piuttosto reindirizzare i loro atteggiamenti verso qualcosa di più positivo, accompagnandoli… questo permette loro di raggiungere l’adolescenza con fiducia, capacità decisionale, empowerment… affinché attraversino quella fase nel miglior modo possibile, tenendo presente che faranno sempre la cosa stupida, che avranno alti e bassi emotivi…
“Qualsiasi situazione esterna li colpisce molto più intensamente degli adulti”
Durante la pandemia i casi di ansia e problemi di salute mentale tra i giovani sono aumentati vertiginosamente: sono più vulnerabili di quanto sembrano?
Sì. È un momento in cui il loro cervello è molto resistente perché è molto plastico e si adatta praticamente a tutto, ma più vulnerabile perché allo stesso tempo tesse una serie di riconnessioni neuronali che spesso li lasciano indifesi. Per la prima volta si trovano ad affrontare situazioni adulte senza averle vissute, e questo quando la loro emotività è molto reattiva, motivo per cui vivono tutto così intensamente. E questo lo abbiamo potuto verificare negli ultimi due anni. Il cervello dell’adolescente cerca di socializzare con i suoi coetanei più che in qualsiasi altro momento della vita, e noi li abbiamo confinati. Non è una critica al confinamento in sé perché il momento era quello che era, ma si sarebbero potuti creare spazi dove incontrarsi, in modo controllato e sicuro, ma in cui continuare in qualche modo a socializzare. Di conseguenza, il numero di episodi di tristezza e depressione tra gli adolescenti è aumentato brutalmente, perché qualsiasi situazione esterna li colpisce molto più intensamente che negli adulti. Non sappiamo ancora quali conseguenze ciò avrà sul loro cervello a lungo termine, perché due anni nell’adolescenza sono un tempo lungo.
Come dovremmo trattare gli adolescenti per ottenere il meglio da loro, ma senza metterli troppo sotto pressione?
Sostienendoli, soprattutto emotivamente. Devono sentire che il loro ambiente si fida di loro in modo che possano fidarsi di se stessi, anche se a volte pensiamo internamente che non meritino la nostra fiducia a causa delle cose che fanno. E diamo loro anche il buon esempio, così ci imitano, non aspettiamoci che facciano cose che noi non stiamo facendo. E il terzo, mantenerli stimolati – non sovrastimolati – ma mantenere la loro motivazione, desiderio… in modo che imparino a pianificare. Devono essere forniti di ambienti in cui si sentano responsabilizzati, stimolati e a proprio agi
Intervista di Mercedes Borja
Traduzione di Margherita Delfini
Fonte: https://www.20minutos.es/salud/familia/david-bueno-a-los-adolescentes-hay-que-ponerles-limites-siendo-conscientes-de-que-a-veces-se-los-van-a-saltar-4954874/