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L’evoluzione del cervello e la sua storia
- 22 Novembre 2023
- Pubblicato da: Accademia
- Categoria: Blog
Il cervello umano pesa circa un chilo e mezzo, ospita circa dieci miliardi di cellule chiamate neuroni, che generano impulsi elettrici per comunicare tra loro, oltre a produrre cambiamenti chimici che permettono a questo organo di svolgere le funzioni più sorprendenti e complesse. e aspetti misteriosi del corpo umano, come la generazione di pensieri o emozioni, l’immaginazione, il linguaggio, il comportamento, tra i vari.
Il cervello non è mai stato compreso così bene come lo è oggi. La traiettoria dei diversi approcci con cui è stato affrontato segna una linea che va dal pensiero magico allo sviluppo della disciplina più formale dell’epoca, chiamata neuroscienza. Tuttavia, nonostante tutto ciò che si sa su questo organo, esso continua ad essere un enigma che ci meraviglia.
GLI INIZI
Troviamo i primi segni dello studio del cervello nella preistoria, poiché grazie alle ossa ritrovate si sa che già da allora si praticava la trapanazione. Per quanto riguarda le neuroscienze, le sue prime fasi risalgono all’antichità classica, al Medioevo e al Rinascimento, focalizzando la ricerca principalmente l’origine delle funzioni sensoriali, motorie e mentali, cioè chi ne è responsabile.
Il dilemma era chiarire chi fosse responsabile di queste funzioni e il dibattito si è concentrato su due opzioni: il cervello o il cuore. Ciò che oggi sembra ovvio è stato oggetto di discussione per secoli, anche i grandi filosofi hanno preso parte al dibattito, propendendo sia per la spiegazione cardiocentrica che per quella encefalocentrica.
Successivamente, a partire dalla rivoluzione scientifica, alla vigilia della modernità, il metodo scientifico cominciò ad essere applicato all’esplorazione del sistema nervoso. Alla fine del XVIII secolo fu scoperta l’attività elettrica nel sistema nervoso, dando luogo all’analisi nel campo dell’elettrofisiologia neuronale.
A metà del XIX secolo vengono localizzati i siti del cervello in cui si svolgono varie funzioni e processi psicologici. Verso la fine dello stesso secolo, avvenne la scoperta del meccanismo con cui i neuroni comunicano: la trasmissione sinaptica. Negli anni ’60 del XX secolo, finalmente le neuroscienze nascono come studio interdisciplinare.
ERA MODERNA
A partire dagli anni ’60 sono stati compiuti passi da gigante nello studio del cervello, in gran parte grazie ai progressi tecnologici. Ad esempio, sono stati sviluppati degli scanner che ci hanno permesso di sapere com’è questo organo e come funziona. Negli anni successivi, la ricerca su di esso i si è concentrato sulla cognizione umana (apprendimento, memoria, percezione, ecc.).
Nell’ambito di questo percorso è possibile individuare tre tappe: nella prima, che si estende fino alla metà degli anni ’80, domina la metafora del cervello come computer computazionale; la seconda è quella del connessionismo (modelli di reti neurali), negli anni ’80; e il terzo si colloca negli anni ’90, un periodo noto come il decennio del cervello.
Il decennio del cervello è stato caratterizzato dalla mescolanza di vari rami del sapere, ciascuno con un interesse particolare per quanto riguarda i disturbi neurologici come il Parkinson, l’Alzheimer, la neurofibromatosi, tra i vari. In questo modo è stato possibile coinvolgere il settore politico e sociale nella ricerca neuroscientifica, sviluppare sistemi di investimento federali e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza delle malattie neurologiche.
Le neuroscienze sono attualmente tra le discipline più dinamiche della biologia moderna. Ad oggi sono stati compiuti notevoli progressi nelle conoscenze sul funzionamento del sistema nervoso in condizioni normali o patologiche. I ricercatori hanno avviato una sorta di dibattito per sapere quale sia la sfida più grande delle neuroscienze, sfide tra le quali possiamo citare:
a) Sapere come si creano i i pensieri, cosa causa il processo decisionale che genera azioni particolari.
b) Comprendere efficacemente le normali funzioni del cervello, per affrontare i disturbi cerebrali che hanno un impatto sulla società.
c) Sviluppare metodi che mantengano l’integrità fisica e funzionale delle cellule cerebrali.
d) Trovare sostanze che permettano la rigenerazione delle cellule danneggiate.
L’elenco potrebbe allungarsi troppo, ma lo spazio a nostra disposizione è limitato.
La verità è che maggiore è la conoscenza che abbiamo del nostro cervello, più saremo vicini a conoscere una parte significativa della nostra esistenza.
Istituto di Neuroetologia, Universidad Veracruzana.
Autore: Eliseo Hernández Gutiérrez
Illustrazione: Francisco J. Cobos Priore
Traduzione: Margherita Delfini