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“Amare i bambini incondizionatamente non significa lasciarli fare quello che vogliono”
- 19 Agosto 2022
- Pubblicato da: Accademia
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INTERVISTA A MAR ROMERA
Maestra di maestri, laureata in Pedagogia e Psicopedagogia, autrice di diversi libri sulla scuola, sull’infanzia e sulla didattica attiva, Mar Romera è uno delle principali portavoce dell’intelligenza emotiva in ambito educativo in Spagna. Presiede inoltre l’Associazione Pedagogica Francesco Tonucci e ha ideato il modello pedagogico ‘Educare con le tre C: abilità, competenze e cuore’. Quindi ha molto da dire sul modo in cui aiutiamo i nostri piccoli a crescere, sui nostri errori e mancanze.
Quali strumenti sono necessari per raggiungere un adeguato sviluppo emotivo dei bambini?
Prima di tutto è qualcosa che facciamo sempre: amarli incondizionatamente e rispettali così come sono. L’ideale sarebbe riuscire a trovare l’equilibrio tra l’esigenza e le possibilità di essere ciò che possono essere e non ciò che vorremmo che fossero.
Cosa intendiamo quando parliamo di intelligenza emotiva?
Esistono molteplici interpretazioni del concetto di intelligenza emotiva. L’essere umano è un essere integrale che sente e pensa. E prima sente e poi pensa. Ecco perché ciò che sentiamo condizionerà sempre ciò che pensiamo. Parlare di intelligenza emotiva comporta saper scegliere l’emozione giusta al momento giusto. Non è non sentirsi, non piangere o non arrabbiarsi, ma piangere quando è il momento, arrabbiarsi quando è il momento, ridere quando è il momento o amare quando è il momento. La persona eccellente emotivamente è quella che sente ed è consapevole di scegliere ciò che sente.
Come comportarsi quando un bambino cade; è necessario aiutarlo ad alzarsi o deve farlo da solo?
Il piccolo deve sempre sentire che siamo al suo fianco, ma non possiamo impedirgli di fare quello che deve fare. Bisogna trovare un equilibrio tra entrambe le cose. I nostri figli sono in una società che li ipertimola e iperprotegge, perché crediamo che iper proteggendoli possiamo garantire la loro felicità; “non cadere, non arrampicarti, non fare… oppure facciamo loro tanti regali: “ti compro, ti do questo…” Così facendo, l’unica cosa che otteniamo è proprio il contrario; non è utilizzare le capacità umane per eccellenza che sono quelle di pensare, risolvere e ‘combattere’. Si impara a vivere vivendo, non posso impararlo dagli appunti, dai corsi, devo cadere e rialzarmi. Tuttavia, ciò non entra in contrasto con il fatto che bambini e adolescenti sentano un sostegno incondizionato, che d’altra parte va di pari passo con limiti e regole. Sostenere è sentirsi protetti e per questo è necessario, anche se a volte non è facile, vivere in un mondo con una serie di limiti, regole e principi che poi mi porteranno a interiorizzare determinati valori.
Come si possono educare i genitori all’intelligenza emotiva?
Vorrei avere una bacchetta magica! So alcune cose sull’insegnamento con i bambini, ma è più complicato con gli adulti, non solo genitori ma anche zii, nonni e insegnanti. La chiave è riuscire a trovare l’equilibrio e il rispetto che ci porti ad avere uno sguardo di sostegno incondizionato verso i bambini in generale, a rispettarli e a percepirli come cittadini a pieno titolo, ma in condizioni di ascolto che comportino regole e limiti, perché sembra proprio che abbiamo confuso tutto.
Cosa intendi?
Amare incondizionatamente non è permettere loro di fare tutto ciò che vogliono. Non ha niente a che fare con questo. Hai una sedia a tavola nella sala da pranzo per mangiare con tutti e averla comporta rispettare le regole a tavola. Gli adulti hanno confuso questa premessa. Inoltre, abbiamo anche una difficoltà aggiuntiva.
Di cosa si tratta?
Il tempo. A tutti noi manca il tempo e questa carenza sta infrangendo i principi di base dell’educazione. Non puoi comprimerlo in un ‘mp3’ e darglielo come una pillola alla fine della giornata. Bisogna essere presenti, ascoltare, distogliere gli occhi dagli schermi per collegare il nostro sguardo con il loro. Significa ricamare a punto croce, fare una passeggiata, cercare sassi sul ciglio di un sentiero. E tutto questo è tempo per essere presente e accompagnare. Oggigiorno, invece, vogliamo che l’istruzione sia molto veloce.
Che ruolo devono svolgere gli insegnanti e gli altri professionisti che educano anche i bambini?
Ovviamente, non insegno ciò che so, insegno ciò che sono. E i piccoli imparano da me. E in questo i professionisti dell’infanzia dovrebbero essere i più attenti. Il corpo docente è la pietra angolare di una società sana perché non siamo a noi a scegliere in quale casa nascere e anche i miei genitori non sono dei professionisti, ma il centro educativo e l’insegnante sono spesso l’unica seconda possibilità.
Cosa diresti loro?
Che c’è una sola vita e sprecarla in un lavoro dove non si cresce un po’ tutti i giorni è molto triste, mentre ai genitori direi che ci sono dei limiti perché in molte occasioni ci si lascia trasportare dalla concorrenza e dalla competitività su ciò che quella scuola accanto fa. La chiave sta nel rivolgere il nostro sguardo sui bambini perché sono il nostro principale tesoro, su cui si basano il presente e il futuro.
La pandemia è servita per scommettere su nuovi modelli pedagogici?
Durante tutto il periodo di isolamento e quando dopo ho ascoltato i miei colleghi che volevano tornare alla normalità, ho sempre detto il contrario; per favore, non torniamo a ciò che facevamo prima perché non era sano. Ho vissuto questo periodo di crisi come un’opportunità per fare tutto in modo diverso. Però purtroppo non solo siamo tornati alla normalità, ma siamo anche regrediti. Non abbiamo approfittato di quella condizione propria dell’essere umano che è così meravigliosa che è la creatività. Ora davanti ai banchi abbiamo anche posizionato uno schermo. Che tristezza! La nostra grande forza è ciò che i computer, i robot o l’intelligenza artificiale non possono fare. Non ha senso voler coprire ciò che offrono perché qualsiasi dispositivo mobile in tasca ci supererebbe in termini di informazioni e conoscenza. Il problema è che abbiamo confuso la conoscenza con la saggezza. Poteva essere una vera opportunità di evoluzione, ma non perdiamo la speranza.