Blog
COME ACCOMPAGNARLI A GESTIRE LA PAURA
- 24 Agosto 2022
- Pubblicato da: Accademia
- Categoria: Blog
Quante volte diciamo ai bambini “Non devi aver paura” oppure “Non ti preoccupare, il lupo non viene qui”
Certo l’intento è buono ma quel che rischiamo di recapitare è un messaggio che anziché rassicurare peggiora la situazione.
Intanto chiariamoci su un punto fondamentale: per i bambini la dimensione della realtà e quella dell’immaginazione sono un’unica realtà. Se un bambino ha visto un mostro, potete stare certi che l’ha visto davvero. Se ha paura del lupo è evidente che il lupo sia lì. Siamo noi a non vederlo imprigionati nello sguardo tipico degli adulti troppo spesso iper razionalista. Negare un timore non aiuta, credo proprio che i bambini di fronte a tale negazione pensino di noi che non capiamo niente e che sopratutto non li ascoltiamo.
Dice Cesare Pavese e sembra pensare a noi “Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola.” Le paure vanno attraversate ed il nostro compito è accompagnare i bambini dentro questa emozione. Solo vivendola la signora può farci assaggiare le virtù del coraggio e nutrire la nostra autostima. Solo chi ce la fa comincia a pensare più assiduamente “Ce la posso fare “.
Una paura negata, una paura non riconosciuta, nascosta sotto il tappeto cresce su se stessa e il rischio è che si trasformi in fobia. Un grande aiuto che possiamo dare ai nostri bambini è ovviamente dare un buon esempio. Se davanti alle nostre paure preferiamo allontanarci, far finta di niente di certo non li stiamo aiutando. Dobbiamo abbracciare la signora paura, lei sopraggiunge per offrirci un’opportunità sopratutto quando si veste dell’abito del rischio. Rischiare qualcosa è fondamentale per evolverci, il rischio, cui sempre si accompagna la nostra amica, è un anelito di cambiamento , un’occasione per crescere , per essere vivi. Volete aiutarli a vivere la paura ? cominciate a prendervi dei rischi.
Le storie, le favole sono uno strumento fondamentale per aiutare i piccoli ad attraversare e fare amicizia con la paura. Esse parlano al nostro emisfero destro che è l’unica porta d’accesso per sciogliere le paure che di solito si sedimentano attraverso l’esperienza in quello sinistro. Non è parlando il linguaggio della ragione che riusciremo a sciogliere i nodi correlati al timore ma quello della fantasia.
Se tutti i bambini ci prendessero in parola quando diciamo loro che non devono avere paura probabilmente nel giro di qualche generazione la specie umana si estinguerebbe.
Secondo Paul MacLeane uno dei neuroscienziati che più ha contribuito alla conoscenza del nostro cervello, quest’ultimo è composto da tre strutture. La più recente chiamata “neocervello” costituita prevalentemente dalla neocorteccia, ha lo scopo di confrontare i processi emotivi e quelli cognitivi, controllando così le risposte emotive. La seconda struttura sviluppata dall’essere umano è chiamata “cervello viscerale” ed è composta prevalentemente da quello che chiamiamo sistema limbico che consente di ampliare il ventaglio delle risposte emozionali, tra cui le emozioni cosiddette sociali. Ma la prima struttura quella fondamentale per la sopravvivenza (forse per questo l’abbiamo sviluppata per prima) si chiama “cervello rettiliano” sede delle emozioni primitive come la paura.
Si sperimenta paura a seguito di una percezione di pericolo, sia oggettiva che soggettiva e tale percezione attiva automaticamente meccanismi di difesa: fight or flight (combatti o fuggi). Pensate se non avessimo paura, come reagiremmo di fronte ad un pericolo? Probabilmente faremo come S.M., anche conosciuta come “donna senza paura ” e comparsa nel 1994 in un articolo sulla rivista Nature. La signora aveva la cosiddetta sindrome di Urbach-Wiethe e messa di fronte a serpenti velenosi e tarantole, a causa della sua patologia non provava alcun timore anzi si mostrava particolarmente interessata e smaniosa di esplorazione.
La paura è un’emozione preziosa, vitale direi e allora promettetemi di non dire mai più ad un bambino ” Non devi avere paura”, sarebbe una catastrofe per lui e per tutta la specie.
Paolo Mai