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Come recuperare lo stupore nell’educazione per un apprendimento autentico
- 16 Agosto 2022
- Pubblicato da: Accademia
- Categoria: Blog
Belén Gómez Herreros, insegnante della scuola materna La Pradera a Pilar de la Horadada (Alicante), propone di trasformare l’educazione risvegliando la curiosità degli alunni affinché siano protagonisti del proprio processo di apprendimento.
Lo stupore è sempre più disperso nella società e nello specifico nelle persone. Tuttavia, questo non accade nei bambini, che sono capaci di meravigliarsi delle cose più banali e semplici, soffermandosi ad osservare una pietra, una foglia o un insetto per tutto il tempo necessario. Tuttavia, l’educazione sembra trasformarsi in una maratona in cui il protagonista principale viene lasciato da parte, dando all’alunno il ruolo di un semplice spettatore che non impara dall’interno, ma dall’esterno.
È possibile recuperare la capacità di stupore nei bambini attraverso l’educazione? Assolutamente sì! La chiave è trasformare la visione attuale dell’educazione che abbiamo.
Per anni le bambine e i bambini sono diventati spettatori e destinatari di contenuti che vengono “impressi” da un insegnante, contenuti che spesso si ripetono anno dopo anno. Ma qualcuno ha chiesto ai bambini quali aree sono interessati a indagare o quale parte di quel contenuto li stupisce davvero?
Abbiamo trasformato il ruolo dell’alunno in un agente passivo della propria educazione, tuttavia, molti pedagoghi come Maria Montessori, Loris Malaguzzi o Emmi Pikler ci mostrano che l’adulto dovrebbe essere solo un intermediario tra il bambino e quell’apprendimento, poiché il unico protagonista di questo processo, l’unico che dovrebbe creare e ‘imprimere’ quel contenuto è l’alunno.
Un’attività sensoriale per stupire
Per questo motivo, propongo di trasformare le aule e gli spazi di apprendimento dei bambini per ottenere un vero apprendimento, dove i libri vengono cambiati con gli elementi reali che appaiono al loro interno. Cosa accadrebbe se rimuovessimo tutte le sedie ei tavoli da un’aula e trasformassimo questo spazio in un ambiente pronto per l’apprendimento?
Immaginiamo che un giorno al mattino i bambini entrino nella loro classe e trovino una provocazione sensoriale: una sorta di mandala a terra composto da elementi autunnali come foglie secche, bastoncini, frutti di stagione (melograni, mandarini…), il tutto avvolto in una luce fioca che invita all’introspezione. L’insegnante non dice una parola, invita solo i bambini a giocare e ad approfondire quegli elementi che si trovano nell’ambiente come regalo per loro.
Gli alunni, con il loro speciale apprezzamento per le cose belle del mondo e estremamente stupiti, iniziano a chiedere:
– Maestra, possiamo toccare?
– Certo, potete fare ciò che volete con tutto quello che vedete.
Improvvisamente l’apprendimento comincia a germogliare e fiorire ovunque. Alcuni bambini allineano i bastoncini in parallelo tra loro e iniziano a contare quanti ne hanno selezionati. Altri, strappano le foglie e osservano come alcuni siano ancora verdi, ma che i loro bordi iniziano ad appassire e possono apprezzare quella fusione di colori tra ciò che un giorno era e ora sarà lo stesso elemento, ma con una forma, una consistenza e un colore diversi.
Nello spazio non si sente altro che alcuni bambini che si interrogano e si fanno mille domande, lo scricchiolio delle foglie quando le calpestano, il rumore dei sassi che cadono a terra e intanto qualche risata allegra. Certo, c’è molta serenità e calma, perché non c’è fretta, non dobbiamo finire di colorare rapidamente una foglia autunnale su un foglio per passare all’attività successiva. Abbiamo il tempo necessario per consolidare la conoscenza e goderne, senza bruciare lo stupore e senza calpestare la creatività.
Un’occasione per ‘fermarsi’ dentro le aule
Sembra facile applicare questa idea a qualsiasi contenuto su cui lavorare, e in effetti lo è. Abbiamo solo bisogno di cambiare il focus in quanto insegnanti, far diventare i nostri alunni e alunne il centro e non noi stessi o i contenuti. Respirare, fermarsi e diventare spettatori e compagni invisibili dei nostri piccoli.
I bambini hanno bisogno di sperimentare quella capacità di stupore che è insita nella loro natura. Inoltre, l’apprendimento non può essere concepito in altro modo, perché come diceva Loris Malaguzzi, “senza stupore ed emozione non c’è apprendimento possibile”.
I bambini non ricorderanno nulla che non li abbia stupiti. Quando lo fanno, il cervello limbico si attiva risvegliando una curiosità che apre ogni possibile attenzione e i contenuti diventano infinite possibilità e inarrestabili vie di indagine.
Trasformare l’educazione e offrire l’opportunità all’interno delle classi di ‘fermarsi’, analizzare, interrogare e riflettere non solo è possibile, ma è anche una necessità per migliorare la società del futuro.
Scritto da Educación 3.0
Traduzione: Margherita Delfini