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Filosofia ludica, giocare a pensare partendo dalla risata e dal corpo?
- 26 Settembre 2024
- Pubblicato da: Assistenza APV
- Categoria: Blog
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In questo articolo viene raccontata la storia del movimento di filosofia ludica all’interno del progetto internazionale Philosophy for Children. Il movimento, che affonda le sue radici alla fine degli anni ’80, rivendica la dignità dei pensieri dell’infanzia e il loro modo ludico di viverli ed esprimerli. Pertanto, questo testo mostra alcuni dei suoi fondamenti, come la fenomenologia della percezione di Maurice Merleau-Ponty e il suo legame con la proposta di giocare a pensare partendo dal corpo. In questa direzione si propone una tipologia di dialogo filosofico, la spirale fenomenologica, che è stata sperimentata dai partecipanti al seminario di filosofia ludica. Inoltre, il testo esplora il rapporto tra ludicità, risata ed esperienza del pensiero, basandosi sulle riflessioni di Bergson.
Non accetto le cose che non posso cambiare, sto cambiando le cose che non posso accettare.”
Angela Davis (attivista politica nota per la sua lotta per la giustizia sociale, l’uguaglianza di genere e il movimento nero)
Il movimento della filosofia ludica rivendica la dignità del pensiero infantile e il suo modo ludico di viverlo ed esprimerlo. Questo articolo esiste per analizzare la ricca vita anteriore a esso, le sue parole hanno lo scopo di riflettere questa vitalità e ispirare maggiori possibilità di vita. Per tutto questo si tratta di una scrittura filosofica creativa e investigativa che continua a perseguire il suo scopo riflessivo e politico.
Il concetto filosofia ludica si è sviluppato nel corso degli anni, a partire dalla fine degli anni ’80, quando ho iniziato, in Brasile, a lavorare con il progetto internazionale FpN (Filosofia per bambini). Per un decennio ho attuato la proposta del FpN in una rete di scuole che comprendono quelle dell’infanzia fino alla secondaria, oltre a formare gli insegnanti responsabili delle attività in classe. A partire da questa esperienza, su proposta di Matthew Lipman e Ann Margaret Sharp, verso la fine degli anni ’90 è stato avviato un percorso di ricerca-azione-creazione, sfociato in un progetto didattico-editoriale denominato Noria[1]. Questo progetto, sviluppato insieme a Irene de Puig, si rivolge a bambini tra i 2 e gli 11 anni, offrendo letteratura filosofica per l’infanzia e guide didattiche per educatori. Dall’anno 2000 ad oggi, la bibliografia di questo progetto è presente in diverse scuole dei paesi iberoamericani e in Italia. Ha anche fatto parte di progetti educativi più ampi. Ad esempio, in Messico, il libro Jugar a pensar con niños y niñas de 4-5 años ha fatto parte della riforma dell’educazione dell’infanzia, raggiungendo l’intero territorio nazionale. In Brasile, il libro Jugar a pensar con niños y niñas de 3-4 años[2] ha fatto parte di un progetto di formazione per insegnanti di educazione dell’infanzia, ed è stato distribuito in diverse biblioteche del Paese. Inoltre, alcune proposte di questo progetto sono state riconosciute con diversi premi per l’innovazione educativa in Spagna e Messico, come nel caso del progetto di etica ed estetica ambientale El Jardìn de Juanita.
Nel 2016, è stato pubblicato il Manifiesto della filosofia lùdica[3] nel libro Filosofìa mìnima, con l’obiettivo di delimitare un movimento nello spazio che unisca filosofia e infanzia. Più che un programma o un progetto didattico-editoriale, la filosofìa lùdica è un movimento politico di difesa della dignità della vita ludica dei bambini, attraverso il rispetto del loro pensiero e l’incoraggiamento del loro sviluppo. Questa narrativa di azioni, pubblicazioni e proposte fa sì che questo concetto sia un modo di pensare teoricamente basato su una pratica, che è stata portata avanti nel tempo in contesti diversi. Pertanto, si tratta di concettualizzare a partire da un evento storico, in movimento, visibile, apertamente esposto al contraddittorio e ovviamente discutibile.
Questo testo si configura come una mappa per dialogare, perché la filosofia ludica offre un modo di guardare, una prospettiva da cui posizionarsi per pensare e agire nell’educazione, nella cultura, nella società. Scrivere e leggere questo articolo è un atto performativo[4], perché è un atto comunicativo, come afferma Austin, è un atto di parola e parlare è sempre agire. Quindi questo scritto è un fare e ogni fare è un fare politico e storico, a partire dal momento presente e con un impegno verso il futuro.
La filosofia ludica è una filosofia che si pratica sin dalle infanzie
Questa proposta nasce dall’ascolto e dall’osservazione dell’esperienza ludica delle infanzie. Quando ho iniziato a lavorare con la filosofia per i bambini proposta da Matthew Lipman e dalla sua collaboratrice Ann Margaret Sharp, alla fine degli anni ’80, la mia domanda era: quale contributo potrebbe dare la filosofia all’educazione dell’infanzia? Con il passare degli anni nelle pratiche di osservazione e ascolto delle voci dei bambini provenienti da diversi paesi, il mio focus è diventato: qual è il contributo delle infanzie alla filosofia, alla società e all’educazione? Questo cambiamento di prospettiva ha generato il movimento della filosofia ludica.
La proposta della filosofia ludica è filosofare fin dalle infanzie. Quindi, avere come punto di partenza le infanzie (al plurale, perché sono diverse). In questo caso, ciò che è interessante non è solo ciò che la filosofia può fare per l’infanzia, ma anche il contributo dell’infanzia alla filosofia. L’infanzia è ludica, ecco perché anche questa filosofia è ludica. Questa filosofia è ludica perché si combina con questo modo di essere dell’infanzia. Vale a dire che è coerente con la cultura dell’infanzia e non offre solo risorse ludiche per filosofare. Nel nostro caso anche la forma è contenuto. Inoltre, l’infanzia fornisce spontaneità e ingenuità. Queste due caratteristiche ci interessano anche per riflettere sui rapporti tra pensare e fare della filosofia ludica. Le creature sono filosofi e filosofe ingenue nel senso etimologico della parola, che deriva dal latino ingennus e si riferisce alla condizione di essere umano libero in contrapposizione a quello di schiavo o servitore. Ciò è in linea con l’origine etimologica della parola spontaneità, che viene dal latino spontaneus, il che significa volontariamente, senza essere obbligati. Seguendo questa linea la condizione di liberi pensatori dei bambini e delle bambine delinea il punto di partenza per giocare a pensare.
Essere privi di malizia non significa essere meno capaci di pensare, ma piuttosto essere più aperti e flessibili nel farlo. Il candore e la sincerità dell’infanzia ci permettono di esplorare in modo ludico e creativo la nostra comprensione del mondo e di noi stessi. Questa condizione delimita i modi di fare, presenti nella cartografia rizomatica che questo testo propone.
Nel mio libro Ciudadanìa creativa en el Jardìn de Juanita giustifico perché “le infanzie” e non “l’infanzia”: “Se parliamo di filosofare solamente da un’infanzia, parleremo di un ideale che non trova posto nelle circostanze del mondo. Pertanto, filosofare solamente da un’infanzia significa rendere umana l’umanità nella sua complessa e paradossale molteplicità, disuguaglianza e ingiustizia” (Satiro, 2018, 24).
[1] Per saperne di più su questo progetto: www.octaedro.com/noria
[2] Tradotto in italiano “Giocare a pensare con i bambini dai 3 ai 4 anni”, 2011, Edizioni Junior.
[3] Nel 2016 il manifesto della filosofia ludica è stato lanciato pubblicamente sui social network e in formato video, oltre alla pubblicazione all’interno del libro: Filosofìa Mìnima -Casa editrice Octaedro.
[4] Il concetto performativo è stato introdotto nella filosofia del linguaggio da John L. Austin in una serie di conferenze Come fare le cose con le parole, ad Harvard, 1955.