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Il potere delle parole nella nostra intelligenza emotiva: oltre il “mi hai fatto sentire”
- 24 Marzo 2024
- Pubblicato da: Accademia
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Nel campo della psicologia, l’analisi dell’intelligenza emotiva (EI) è diventata un focus di crescente interesse, sia per i professionisti che per il grande pubblico.
L’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri, è essenziale per il successo in quasi tutti gli ambiti della vita. Tuttavia, spesso le nostre interazioni quotidiane rivelano pratiche che possono inconsapevolmente minare la nostra intelligenza emotiva. Un articolo pubblicato su Inc. , scritto da Jessica Stillman e basato sulle riflessioni del noto psicologo Adam Grant, fa luce su una pratica linguistica specifica che indica un’importante opportunità per migliorare la nostra intelligenza emotiva: l’uso della frase “mi hai fatto sentire ».
La forza di quattro parole
Secondo Grant, dire “mi hai fatto sentire” dopo esperienze negative sul posto di lavoro o nelle interazioni personali suggerisce una bassa IE, poiché implica un’esternalizzazione del potere sulle nostre emozioni.
Questo atto di attribuire la nostra risposta emotiva direttamente alle azioni di un’altra persona ci priva del libero arbitrio e della responsabilità sui nostri sentimenti. Adottando questa prospettiva, rinunciamo inavvertitamente alla capacità di gestire la nostra risposta emotiva in modo costruttivo.
Prendere il controllo: la risposta è nostra
La chiave per migliorare la nostra IE sta nel riconoscere che, sebbene non possiamo controllare le azioni degli altri, abbiamo il potere di controllare il modo in cui rispondiamo a tali azioni. Questo approccio non significa ignorare l’impatto che gli altri hanno su di noi, ma piuttosto riconoscere che possiamo scegliere come interpretare e reagire a tale impatto. Adam Grant, in collaborazione con la psicologa Susan David, suggerisce un cambiamento sottile ma profondo nel modo in cui elaboriamo le emozioni. Invece di confondere la nostra identità con le nostre emozioni (“sono triste”), dovremmo adottare un approccio più attento (“noto che mi sento triste”). Questo distanziamento ci permette di vedere le nostre emozioni come esperienze passeggere, non come stati definitivi del nostro essere.
La metodologia più saggia
Per tradurre questa teoria in pratica, Grant e David propongono il metodo Wiser: osservare, interpretare, selezionare, coinvolgere e riflettere. Questo approccio ci invita a prenderci un momento per esaminare le nostre emozioni prima di reagire, permettendoci di scegliere la risposta più costruttiva. In questo modo, non solo miglioriamo la nostra intelligenza emotiva, ma rafforziamo anche le nostre relazioni e il benessere generale.
L’invito al cambiamento
Questa analisi sottolinea una verità fondamentale: migliorare la nostra intelligenza emotiva è a portata di mano. Diventando consapevoli di come le nostre parole e i nostri pensieri possono limitare la nostra autonomia emotiva, possiamo iniziare ad apportare cambiamenti significativi.
L’invito è chiaro: riflettere sulle nostre risposte emotive, adottare una prospettiva più consapevole e deliberata e, in definitiva, autorizzare noi stessi a vivere in modo più pieno e soddisfacente.
Pertanto, l’intelligenza emotiva non consiste nel sopprimere o negare le nostre emozioni, ma nel gestirle con saggezza e compassione. Attraverso un linguaggio più consapevole e un impegno nei confronti della nostra agenzia, possiamo trasformare non solo il nostro rapporto con le nostre emozioni, ma anche la nostra interazione con il mondo che ci circonda. Questo percorso verso un’IE più elevata non è sempre facile, ma è profondamente gratificante e ne vale sicuramente la pena.
Autore: Victor Palau
Fonte: https://universodeemociones.com/el-poder-de-las-palabras-en-nuestra-inteligencia-emocional-mas-alla-de-tu-me-hiciste-sentir/