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Neuroeducazione: cos’è e a cosa serve. Ce lo spiega Anna Forès
- 18 Agosto 2022
- Pubblicato da: Accademia
- Categoria: Blog
La neuroeducazione o neurodidattica è una nuova visione dell’insegnamento che mira a fornire strategie e tecnologie educative incentrate sul funzionamento del cervello. Questa nuova disciplina educativa unisce le conoscenze sulle neuroscienze, la psicologia e l’educazione, con l’obiettivo di ottimizzare il processo di insegnamento e apprendimento.
La neuroeducazione cambierà il modo in cui i bambini studiano e imparano!
Approfitta delle scoperte su come il cervello acquisisce nuove conoscenze per educare meglio!
Che cos’è la neuroeducazione o neurodidattica?
La neurodidattica, detta anche neuroeducazione, può essere definita come una disciplina ponte tra neurologia e scienze dell’educazione, in cui la psicologia dell’educazione gioca un ruolo fondamentale.
Si tratta di un progetto di sviluppo scientifico in cui si mira ad unire le conoscenze su come funziona il cervello con ciò che è noto sui processi educativi sul campo. Normalmente, il campo in cui si concentra la neuroeducazione è l’educazione in ambito scolastico e accademico.
È un campo d’azione molto recente, in cui collaborano sia educatori che neuroscienziati. Specialità come neuroscienze, psicologia, scienze cognitive e istruzione convergono in questo campo emergente per migliorare i metodi di insegnamento e i programmi scolastici.
Si tratta di una dinamica di apprendimento basata sulle neuroscienze, il cui scopo è applicare all’ambiente scolastico tutto ciò che si sa su come apprende il cervello e quali cose stimolano lo sviluppo cerebrale.
Fattori coinvolti nella neuroeducazione
Nella neuroeducazione e nella neurodidattica vengono applicate tutte le conoscenze che le scienze cognitive e le neuroscienze hanno raccolto negli ultimi 25 anni. Alcuni dei risultati più importanti sono spiegati di seguito.
1- Plasticità cerebrale e neurogenesi
La plasticità cerebrale è stata una delle scoperte più rilevanti nel campo delle neuroscienze. Il cervello è “plastico”, cioè ha una grande capacità di adattamento per tutta la vita. È anche in grado di creare costantemente nuovi neuroni e connessioni tra di loro se viene fornita una stimolazione adeguata.
2- Neuroni specchio
I neuroni specchio sono un gruppo di cellule cerebrali che si attivano sia quando eseguiamo un’azione sia quando osserviamo qualcuno che la compie. E non succede solo con le azioni, ma anche con le espressioni emotive. Pertanto, si ritiene che siano alla base dell’empatia e dell’acquisizione del linguaggio. Conoscere i neuroni specchio è molto importante per la neuroeducazione o la neurodidattica.
3- Emozioni e apprendimento
Le emozioni interagiscono con i processi cognitivi, motivo per cui una parte fondamentale della neuroeducazione si riferisce alla gestione delle emozioni in modo che non solo non interferiscano ma favoriscano anche il processo di apprendimento. Mira a insegnare ai bambini a essere consapevoli dei loro sentimenti e ad assumerne il controllo e il loro comportamento. È importante che imparino a riconoscere quando sono arrabbiati, tristi e ad essere in grado di gestire queste emozioni. Inoltre, un alto livello di stress rende difficile l’apprendimento, quindi è importante creare un buon ambiente di apprendimento, senza stress, e insegnare loro a gestire l’ansia.
Ma non solo la gestione delle emozioni negative ci aiuta a migliorare il nostro rendimento scolastico, ma è anche noto che il materiale didattico che evoca le emozioni sarà appreso meglio e più permanente. Questo è ciò che viene chiamato apprendimento significativo.
4- Dislessia e disturbi dell’apprendimento
I progressi nei disturbi dell’apprendimento ci consentono non solo di fornire a questi bambini un supporto personalizzato, ma anche di offrire loro gli strumenti migliori per superare le loro difficoltà.
5 -Sia l’esperienza che la genetica ci influenzano
Fin dall’inizio della psicologia c’è stato un dibattito molto acceso sul fatto che ciò che siamo dipenda dalla nostra esperienza o alla nostra genetica. Oggi, la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che entrambi sono essenziali per il nostro sviluppo. La genetica getterà le basi per le nostre capacità e abilità, ma l’esperienza agirà su di essa. I bambini possono avere una serie di capacità più o meno consolidate, che sono più bravi in una cosa che in un’altra, ma questa è una cosa che può sempre essere allenata e modificata.
Altri campi di ricerca che si applicano all’istruzione sono la formazione al ragionamento, il miglioramento della memoria di lavoro, il consolidamento della memoria, il recupero dei ricordi e i trattamenti per le difficoltà di apprendimento.
Anna Fores, Dottoressa in Filosofia e Scienze dell’Educazione presso l’Università di Barcellona (UB). È professoressa presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’UB, è stata vice-preside presso la Facoltà di Pedagogia. Appassionata di educazione e fermamente convinta nel potenziale delle persone. Le sue aree di lavoro e di ricerca sono: istruzione, didattica e innovazione in diversi ambienti di apprendimento.