Blog
Accademia Pedagogia viva > Blog > Blog > Perché gli adolescenti cercano di infrangere le regole? Ce lo spiega il neuroscienziato David Bueno.
Perché gli adolescenti cercano di infrangere le regole? Ce lo spiega il neuroscienziato David Bueno.
- 9 Giugno 2024
- Pubblicato da: Accademia
- Categoria: Blog
Nessun commento
L’adolescenza è una delle tappe più affascinanti della vita, un periodo di crescita, maturazione, cambiamento e scoperta interiore ed esteriore. Anche per gli educatori e per i genitori è un periodo difficile, pieno di contraddizioni, nei quali i concetti di genitorialità e di educazione assumono un’altra dimensione – una dimensione sempre sconosciuta. Non è facile neanche per gli adolescenti, dal momento che ogni giorno si svegliano con un corpo e una mente diversi rispetto al giorno precedente. Forse non tutti i giorni, ma quasi. Non fanno in tempo ad abituarsi ai cambiamenti che già ne sopraggiungono di nuovi.
Quando entrano nell’adolescenza sono ancora bambini dipendenti dai loro genitori. Quando ne escono, devono essere degli adulti in grado di condurre una vita indipendente (il che non significa che non rimarranno ancora per un periodo, o per molto tempo, a vivere a casa dei genitori). Dal punto di vista evolutivo è una tappa cruciale per l’umanità, nel vero senso della parola. Siamo l’unica specie che vive un’adolescenza così profonda e intensa. Tutti gli altri animali, compresi il resto dei primati, passano quasi direttamente dall’essere bambini all’essere giovani (o dall’essere cuccioli all’essere sub-adulti, come vengono chiamati). Si tratta, quindi, di una tappa fondamentale per capire come stiamo costruendo noi stessi, come i nostri alunni stanno delineando quel che saranno e, soprattutto, come saranno da grandi.
Durante l’adolescenza il cervello continua a generare moltissime nuove connessioni. Continua a stabilire connessioni tra aree vicine della corteccia e tra la corteccia e le aree subcorticali, come l’amigdala e l’ippocampo ma ora dà particolare priorità alla creazione di
connessioni neurali tra aree distanti del cervello. È il periodo dei grandi apprendimenti!
Il cervello adolescente cerca di collocarsi nel mondo, di trovare il suo posto nella società, di inserirsi al meglio, e questa è proprio una delle funzioni dell’etica: facilitare l’inserimento sociale. Per questo motivo gli adolescenti esplorano i concetti di giustizia, uguaglianza e dignità.
Nella corteccia cerebrale ci sono reti neurali specializzate in valutazioni etiche, che si attivano soprattutto a quest’età per favorire la loro connettività, cercando pertanto elementi di riflessione. Noi educatori dobbiamo offrire agli adolescenti questi elementi attraverso qualsiasi attività – durante educazione fisica, letteratura, fisica, biologia, etc.- che favorisca la creazione di nuove connessioni neurali. E soprattutto fornire loro anche spunti di riflessione filosofici.
Uno dei numerosi cambiamenti che si verificano nel cervello adolescenziale sta proprio nella maturazione progressiva del controllo emotivo. Sono convinto che dopo aver letto questa frase, più di un lettore avrà abbozzato un leggero sorriso
ironico. “Adolescenti e controllo emotivo! Questo David – cioè io che scrivo – non sa quello che dice, sono proprio gli adolescenti il modello del mancato controllo emotivo!”. In effetti, durante l’adolescenza c’è una buona dose di caos emotivo, che in realtà è la prova inconfutabile del fatto che stiano maturando emotivamente. Sembra una contraddizione, ma non preoccupatevi, proverò a spiegarla meglio.
Le emozioni sono modelli di comportamento inconscio che si generano automaticamente nell’amigdala quando ci si trova di fronte ad una situazione che viene percepita come una possibile minaccia, con il fine di rispondere rapidamente. La riflessività è sempre più lenta, oltre che più costosa dal punto di vista energetico.
Quando l’amigdala avvia una risposta emotiva, invia anche un segnale alla corteccia cerebrale, in particolare ad un’area coinvolta nel controllo cosciente delle emozioni. Le connessioni di quest’area, che è parte della cosiddetta corteccia prefrontale, ci permettono di prendere coscienza della risposta emotiva già avviata e, di conseguenza, di reindirizzarla se necessario. Il reindirizzamento della risposta emotiva è ciò che percepiamo come controllo emotivo. Se vediamo una scena molto drammatica in un film magari non possiamo evitare che i nostri occhi si inumidiscano, ma non appena ce ne accorgiamo spesso riusciamo ad evitare che questa umidità si trasformi in lacrime che scorrono lungo le nostre guance. Oppure, se stiamo guidando e un altro conducente ci taglia bruscamente la strada, spesso non possiamo fare a meno di imprecare e sfogarci (risposta emotiva di rabbia, possibilmente combinata con la paura), ma di solito non continuiamo ad insistere e lasciamo perdere non appena riprendiamo in mano la situazione. Sappiamo però che ci sono anche persone che trovano più difficile trattenersi, e continuano a lungo a gridare insulti o a suonare il clacson inutilmente – o addirittura passano alle mani – segno inequivocabile che l’area del controllo emotivo non è maturata in modo equilibrato.
Questo collaudo emotivo è quello che noi percepiamo come un caos emotivo. Il motivo è molto semplice. In maniera spontanea, si attivano e disattivano le diverse reti che fanno parte di quest’area, in funzione degli input che ricevono dalle amigdale. In un dato momento si può connettere una rete che gestisce un’emozione in un certo modo per testarne l’utilità, e subito dopo può essere che si connetta ad un’altra rete (o una variante della prima) che la gestisce in modo leggermente diverso. Immaginiamo che la prima rete gestisca questa emozione in modo molto più efficiente della seconda. Come percepiamo questo lavoro del cervello dall’esterno? Nel primo caso, ci sembra che l’adolescente abbia dato una risposta da adulto (o quasi), e quindi lo giudichiamo molto positivamente. Ma poco dopo percepiamo l’altro modo di gestire quella stessa emozione come una vera e propria “bambinata” (per così dire) e la valutiamo di conseguenza.
E come vive tutto questo l’adolescente? Molto semplice: nel primo caso, dato che noi adulti lo abbiamo valutato positivamente e che l’accettazione sociale è ciò che il cervello percepisce come massimo livello di utilità, mantiene e rafforza quel comportamento. Nel secondo caso, invece, percepisce dalla nostra reazione che non è stato un comportamento utile, e tenderà ad eliminarlo. A poco a poco, reazione dopo reazione, anno dopo anno – è un processo lento -, si accumulano le connessioni più efficienti, che verranno percepite dall’esterno come segnale di maturazione emotiva.
La maturazione del controllo emotivo porta con sé un altro effetto di cui sono sicuro siamo tutti ben consapevoli: il desiderio degli adolescenti di andare oltre
i limiti stabiliti, di “infrangere le regole”, per capirci. Istintivamente cercano di infrangere i limiti, di capire fino a che punto possono “giocare” con la società in cui vivono. È un modo per trovare il proprio posto, per capire come adattarsi meglio, forzando le situazioni fino al limite – e per conoscere il limite a volte bisogna oltrepassarlo -. Questo desiderio di infrangere i limiti può assumere forme molto 97 diverse: dalle più blande, come per esempio essere sistematicamente in conflitto con gli adulti, litigando su tutto ma finendo per accettare ciò che dicono, a forme molto più estreme, che possono anche mettere in pericolo la loro sicurezza. Ci tengo ad un chiarimento prima di continuare. Quando dico, e l’ho detto più volte, che qualcosa accade o si innesca in modo istintivo, intendo dire che interviene una componente biologica, e che quindi la biologia stessa del cervello ci spinge a farlo.
E non possiamo impedirle di spingerci. Ciò non significa che il modo concreto di infrangere i limiti, come nel caso che sto commentando, sia biologico. I limiti che poniamo ai nostri figli sono culturali ed ogni cultura ha i propri: di conseguenza
anche la modalità con cui vengono infranti è culturale.
Gli adolescenti cercano di infrangere i limiti. Cosa comporta questo? Dobbiamo mettere loro dei limiti o no? Qual è il nostro ruolo di educatori (e anche di genitori e membri della società) in questo campo?
Il cervello adolescente cerca istintivamente di violare delle regole imposte, quindi se vogliamo che maturi nel modo più equilibrato possibile deve trovare dei limiti da poter infrangere. E noi dobbiamo essere consapevoli che vorrà infrangerli, con maggiore o minore intensità secondo il carattere di ciascuno e l’educazione ricevuta fino a quel momento (educazione intesa in senso lato, cioè a scuola, in famiglia, nella società). Dobbiamo porre dei limiti. Se un cervello adolescente non incontra dei limiti, non matura in maniera equilibrata. E se il limite che si trova davanti è così restrittivo e severo da non poter essere infranto in alcun modo, nemmeno in quel caso maturerà in maniera sufficientemente equilibrata. Sono necessari dei limiti e volerli infrangere – e che ne rompano alcuni – è parte del percorso di costruzione delle proprie identità.
Autore: David Bueno
Fonte: Neuroscienze per educatori, 2020. Brucofarfalla: Roma.
DAVID BUENO
E’ professore di genetica presso l’Università di Barcellona ed è stato ricercatore alla Oxford University, le sue ricerche sulla formazione del sistema nervoso e su come esso si relazione con la condotta ed i processi di apprendimento hanno fatto il giro del mondo anche grazie ai numerosi libri di divulgazione scientifica che ha scritto. Uno dei più importanti è sicuramente Neuroscienze per educatori che la casa editrice il brucofarfalla è orgogliosa di diffondere in Italia.
Presto sarà in Italia per la Festa Internazionale della Pedagogia Viva