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” UNA SCUOLA CHE CORRE E’ NEMICA DELL’ APPRENDIMENTO” lo affermano le neuroscienze…e non solo
- 21 Agosto 2022
- Pubblicato da: Accademia
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“Il tempo è il più grande nemico dell’apprendimento” ama dire Jesùs Guillen astrofisico, neuro educatore dell’Università Autonoma di Barcellona.
Jesus è un appassionato di scienza e quel che sostiene con passione nei suoi molti interventi pubblici è proprio una sintesi di quel che le neuroscienze stanno consigliando a chiunque si occupi di educazione. Il nostro cervello per sprigionare al massimo il suo incredibile potenziale ha bisogno di un tempo lento e flessibile. Focalizzarci sul cosa facciamo fare ai bambini e ai ragazzi senza chiederci come lo facciamo è un esercizio che reputo veramente poco saggio. La gestione del tempo è uno degli aspetti fondamentali che disegnano il come stimoliamo benessere e apprendimento. Ognuno di noi ha un cervello unico ed irripetibile, disegnato dal nostro patrimonio genetico e dalle relazioni con l’ambiente esterno (epigenetica), e ognuno ha un proprio ritmo di apprendimento. C’è chi si lancia nelle esperienze e riesce a coglierne velocemente il senso, magari tralasciando dei dettagli e c’è chi, prima di immergersi in esse, le studia da ogni angolatura e una volta entratoci non ne esce sino a che ogni aspetto dell’esperienza viene analizzato e compreso, ovviamente dedicandoci un tempo maggiore. Questi mi paiono in estrema sintesi i due estremi, nel mezzo c’è lo stile e il tempo di ciascuno di noi. Qualcuno se la sente di dire che una modalità sia migliore dell’altra? Io proprio no, sono per me due diverse strade che conducono alla conoscenza. Nel tempo veloce, quello dettato da un programma da finire o dalla voglia di fare prima degli altri, chi adotta la seconda modalità viene di fatto escluso. Il non riuscire a stare nei tempi veloci calati dall’alto non gli permette di vivere le esperienze con pienezza, probabilmente in una verifica otterrà un brutto voto e soprattutto comincerà a sentirsi sempre più inadeguato. Questo ha delle ripercussioni profonde sulla sua autostima, sul suo rendimento scolastico e nei casi più estremi può condurlo all’isolamento sociale. Nel tempo lento invece queste persone si sentirebbero a proprio agio , nutrirebbero in modo sano la propria autostima e sicuramente avrebbero un rendimento migliore. Il tempo lento è una grossa opportunità anche per chi ha un ritmo di apprendimento più veloce . Le neuroscienze attraverso per esempio il lavoro di S.J. Blackemore o J. Bluemenfeld ci stanno dicendo che il cervello ha bisogno di stare dentro un’esperienza e ritornarci per fissare l’apprendimento e che non c’è maniera migliore di imparare che insegnando. Nel tempo lento queste persone hanno la grande opportunità di supportare i compagni piu’ lenti spiegando concetti e conoscenze a loro noti. A conferma di tale assunto basti pensare al successo di alcune strategie didattiche che si stanno rivelando di grande efficacia come il tutoraggio tra pari (peer education) e le classi capovolte(flipped classroom) , modalità che prevedono proprio che siano gli studenti a fare lezione. Il tempo flessibile si riferisce invece all’opportunità di far vivere ai ragazzi tutto il tempo che necessitano per esplorare appieno un’esperienza di apprendimento. Nemico del tempo flessibile è la rigidità temporale con cui viene strutturata la giornata già dalla scuola primaria per accentuarsi non poco dalla secondaria in poi. Un bambino che si sta appassionando per un esperimento chimico o per una poesia è costretto dalla campanella ad interrompere quell’esperienza cosi’ funzionale per la conoscenza. Non importa che siano appassionati, concentrati , totalmente immersi in quello che stanno facendo, non importa che queste siano condizioni in cui si apprende tanto e bene, la legge della campanella non accetta deroghe. Ho la fortuna di lavorare in una scuola dove il tempo è lento e flessibile e quel che vedo è bambini che apprendono e che soprattutto sono innamorati della conoscenza. Ovviamente non dipende solo da questo ma lo reputo un aspetto fondamentale su cui penso sia saggio ragionare tutti insieme. Nel salutarvi vi confesso che io non sono come Jesus ,follemente innamorato di quelle ce chiamiamo scienze esatte e che prediligo le scienze umane come per esempio le pedagogia. E allora vi saluto consigliandovi un libro di un maestro che ho amato tanto, Gianfranco Zavalloni. Lui ha scritto “La pedagogia della lumaca” e queste cose me le aveva spiegate tanto tempo fa.
Di Paolo Mai